A Verona e Reggio Emilia la formazione per contrastare l’odio nello sport

Il progetto ONES fa tappa in Veneto e in Emilia-Romagna

Si sono svolti nel mese di settembre gli ultimi due seminari formativi rivolti a dirigenti, tecnici e allenatori promossi dal progetto “Odiare non è uno sport”

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A Verona e Reggio Emilia la formazione per contrastare l’odio nello sport

Con l’intenzione di porre un freno alle manifestazioni di odio e intolleranza che si verificano nel mondo dello sport, il Centro Sportivo Italiano è partner del progetto “Odiare non è uno sport”, giunto alla seconda edizione e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Il progetto, guidato dal Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo, si pone in particolare l’obiettivo di contrastare l’hate speech in ambito sportivo e, tra le attività messe in campo per raggiugere tale scopo, ha promosso numerosi momenti di riflessione e confronto rivolti a coloro che lavorano a contatto diretto con ragazzi e ragazze tra gli 11 e 19 anni, il target principale dell’iniziativa progettuale.

Gli ultimi due seminari ONES organizzati con il Centro Sportivo Italiano si sono tenuti in Veneto e in Emilia-Romagna nel mese di settembre. Sabato 14 e sabato 21, infatti, il Comitato del CSI Verona e del CSI Reggio Emilia hanno ospitato presso la propria sede gli operatori del mondo sportivo per una formazione sulle tematiche chiave del progetto.

La riunione del 14 settembre a Verona ha rappresentato un importante momento di riflessione e confronto sulle problematiche del cyberbullismo e delle discriminazioni giovanili. L'incontro ha visto la partecipazione di una ventina di persone, per lo più dirigenti e rappresentanti di associazioni sportive che lavorano a diretto contatto con i giovani. I relatori, attraverso interventi coinvolgenti e dati allarmanti, hanno delineato un quadro preciso e attuale del fenomeno del cyberbullismo, sottolineandone le dinamiche, le conseguenze psicologiche sulle vittime e le responsabilità di tutti gli attori coinvolti. In particolare, sono stati affrontati temi quali il ruolo dei social media, il ruolo della scuola e della famiglia, le discriminazioni giovanili. Il seminario ha rappresentato un'occasione preziosa per sensibilizzare i presenti su tali problematiche, promuovendo una cultura del rispetto e dell'inclusione. Al termine dell'incontro, sono emerse diverse proposte per affrontare in modo più efficace queste tematiche, sottolineando l'importanza di iniziative e attività che pongano l'accento su formazione, collaborazione e comunicazione.

La settimana successiva si è tenuto, a Reggio Emilia, l’ultimo appuntamento con i seminari di “Odiare non è uno sport”. Alla presenza di circa una ventina di dirigenti e allenatori rappresentanti di altrettante società sportive emiliane, e del coordinatore provinciale dell’attività sportiva di Reggio Emilia, Giovanni Codazzi, sono stati presentati i temi del progetto, in modo particolare esperienze e strategie educative a contrasto dell’hate speech e degli atteggiamenti d’odio nello sport. L’incontro è stato l’occasione per riporre al centro del ruolo di dirigenti e allenatori la vocazione educativa alla quale sono chiamati a rispondere. Particolare attenzione è stata data all’urgenza di sensibilizzare e promuovere tra i ragazzi i valori dello sport e dell’inclusione, oltre ad incoraggiare atteggiamenti di tifo positivo, soprattutto in ambito social.

I seminari hanno costituito ancora una volta un momento fondamentale per mettere in luce la complessità del fenomeno del cyberbullismo e delle discriminazioni giovanili, che richiede un approccio multidisciplinare. È fondamentale infatti che scuola, famiglia, istituzioni e associazioni, sportive e non, collaborino in modo sinergico per affrontare questa sfida, perché solo attraverso una collaborazione stretta e costruttiva è possibile raggiungere risultati significativi.