«Vediamo le cose cambiando prospettiva»

Nel cammino verso la Pasqua l’invito dell’assistente ecclesiastico nazionale ad appassionarsi al “bello”

Così, don Albertini, nell’omelia della liturgia del Mercoledi delle Ceneri, celebrata in Via della Conciliazione, alla presenza di dipendenti e collaboratori del CSI. Lo spunto di inizio Quaresima ripreso da un pittore di fine ‘800, che dipinse la Crocifissione di Cristo dal punto di vista di Gesù

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«Vediamo le cose cambiando prospettiva»

Mercoledì delle Ceneri l'assistente ecclesiastico nazionale don Alessio Albertini ha celebrato a Roma la Santa Messa con la Presidenza Nazionale CSI, i suoi dipendenti ed i collaboratori presenti negli uffici di Via della Conciliazione.

«Occorre un cambiamento di mentalità – ha esordito il sacerdote milanese nella sua omelia di inizio Quaresima – Vedere le cose e pensarle in maniera differente. Tante volte siamo così ostinati a dire di aver ragione che non siamo più disposti a cambiare, magari cadendo in una sorta di rassegnazione. Il Signore ci regala la Quaresima, e con questa giornata speciale del Mercoledì delle Ceneri, vuol dirci di non rassegnarci e di non essere presuntuosi.
Come ricordato da Paolo nella seconda lettura, la cenere che ci verrà imposta ci ricorda che se vogliamo possiamo cambiare: è un gesto pubblico che ci impegna a fare qualcosa in più, a mettercela tutta.
Non è una benedizione, ma è un gesto pubblico per dire costui ha voglia di impegnarsi. A fare cosa? Ci sono i buoni propositi che esistono per essere smentiti, le false promesse...
La conversione è un cammino di poche cose ma fatte bene, è una disciplina, come ci invita a riconoscere il Papa. Ossia dover fare degli esercizi, all’inizio occorre fare fatica. Devi avere un obiettivo; se non hai un traguardo, allora non cammini. Quale può essere questo obiettivo? Guardare le cose da un punto di vista diverso. Cambiare il punto di vista, vederle da un’altra prospettiva».

L’assistente ecclesiastico nazionale ha poi continuato: «Vi mostro allora un acquarello realizzato da un artista francese di fine 800, James Tissot. Dopo la sua conversione si è ritirato a Gerusalemme per dipingere i quadri del Nuovo Testamento. Dipinse così la crocifissione dal punto di vista di Gesù, dalla croce. Vedeva la madre sdraiata, le altre donne, l’apostolo Giovanni. Vorrei invitarvi a vedere le cose come le vedeva Gesù dalla croce. Quale sguardo avrebbe oggi Gesù dalla croce?
Oggi potrebbe vedere una ragazza di 21 anni di nome Sophie Scholl 80 anni fa, il 22 febbraio del ’43, giustiziata da un comando nazista. Lei si era unita alla Rosa Bianca, un gruppo di giovani studenti che non usavano la violenza ma il sabotaggio, rinunciando ad usare gli stessi strumenti del potere nazista. Quel giorno in cui lei andava all’Università per distribuire volantini, venne arrestata e tre giorni dopo giustiziata. Lei aveva il fidanzato al fronte e il Governo aveva chiesto di raccogliere soldi per mantenere l’esercito, ma lei si rifiutò di raccogliere i soldi, pur con il fidanzato al fronte perché la guerra va fatta finire, non alimentata».

L’invito di don Alessio Albertini e la riflessione sulla guerra: «Da questo sguardo su Sophie vorrei invitarvi ad appassionarvi alle cose belle e non alle cose brutte. Alle parole belle e non a quelle brutte. Ci costringono a credere che il mondo sia brutto e cattivo, e che le persone brutte e cattive bisogna eliminarle oppure combatterle con la stessa arroganza e con la medesima presunzione.
Se non sapete quale impegno prendervi in questa Quaresima, vi suggerisco di andare a vedere una bella mostra, o una delle bellissime Chiese di cui Roma è ricca. Dedicate del tempo per appassionarvi al bello. Prendete un romanzo che vi sappia regalare la speranza e la pace, prendetene uno con l’impegno di leggerlo.
Cos’altro vede Gesù dalla Croce? Vede che domani è un anno che è scoppiata la guerra in Ucraina e non si è ancora risolto niente. Un continuo braccio di ferro di violenza inutile, come inutile è la guerra. Irrazionale: la guerra è la voglia di credere di aver ragione e dimostrarlo con la violenza. Il rischio grosso è che dopo un anno ci si abitui alla guerra e non si parli più di pace. Uno dei modi migliori per cercare di credere alla pace è non dimenticarci delle guerre, in Ucraina come in altri 59 Paesi del mondo. Leggiamo. Informiamoci. Ma impariamo anche a fare la pace a casa nostra. La pretendiamo dagli altri, ma magari abbiamo un cuore ostile e pieno di rabbia. Se ancora porti rancore con qualcuno in casa, approfittane in questo mese che ci separa dalla Pasqua per chiedere perdono e fare la pace con quel qualcuno.
Gesù vede anche oltre 45 mila morti che un terremoto in pochi minuti ha spazzato via in Turchia e in Siria. Al di là del dramma, è il pensiero di tutta questa povera gente. Dopo 13 anni di guerra, cercavano la libertà e hanno trovato la morte in Siria. L’amore di Dio è sempre a prescindere. L’amore non ha bisogno di pretese o mettersi in mostra. Si fa e basta.
Vi invito infine a condividere insieme al CSI, con tutta la Chiesa italiana, un piccolo gesto: il 26 marzo la Chiesa farà una raccolta speciale straordinaria che tramite la Caritas verrà devoluta a sostegno di Siria e Turchia e delle loro popolazioni. Un gesto comunitario ad inizio Quaresima per essere vicini a chi sta soffrendo».