Spiritualità e condivisione associativa nel Natale del CSI nazionale

Scambio di auguri a Campagnano di Roma tra dirigenti, dipendenti e collaboratori

La Presidenza nazionale del CSI, guidata dal Presidente Bosio, ha festeggiato il Natale con una Santa Messa e un momento conviviale. Don Luca Meacci, nell’omelia, ha sottolineato il significato del Natale come «irruzione di Dio nella quotidianità»

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Spiritualità e condivisione associativa nel Natale del CSI nazionale

Nella mattinata di mercoledì 19 dicembre, il consueto scambio di auguri di fine anno della Presidenza nazionale del Centro Sportivo Italiano è avvenuto con un incontro conviviale presso il ristorante “Il Postiglione” di Campagnano di Roma. Un evento dedicato alla riflessione, alla spiritualità e alla condivisione, che ha riunito dirigenti, dipendenti e collaboratori degli uffici di Via della Conciliazione.

La giornata si è aperta con un momento di dialogo, verifica e confronto guidato dal Presidente nazionale Vittorio Bosio, che ha rassicurato tutti sulla tenuta e sull’ottimo stato di salute di cui gode l’Associazione alla vigilia di una stagione ricca di appuntamenti storici: dal Giubileo della Speranza, all'Assemblea elettiva in marzo ad Assisi, fino alla celebrazione del 80° anniversario di nascita che sarà festeggiato il 4 ottobre all’Auditorium Conciliazione in Roma. 
La mattinata è proseguita con la celebrazione della Santa Messa, officiata dall’Assistente Ecclesiastico nazionale del CSI, don Luca Meacci. Durante l’omelia, don Luca ha offerto una riflessione profonda sul senso autentico del Natale, invitando i presenti a viverlo non come una semplice tradizione, ma come un’occasione di rinnovamento spirituale.

«La parola di Dio ci aiuta a rileggere la nostra vita», ha spiegato don Luca. «Il Natale torna ciclicamente ogni anno, ma il rischio è che lo viviamo come un rito vuoto, quasi banale, perdendo di vista il suo significato più profondo. Cos’è il Natale per noi se non l’irruzione di Dio nella nostra vita? Gesù è già nato, già risorto, ha già vinto la morte. Il Natale, quindi, non è solo un ricordo, ma un memoriale che ci invita a contemplare il mistero dell’incarnazione e a riflettere sulla presenza di Dio nella nostra quotidianità».

Don Luca ha poi sottolineato come Dio si manifesti nella semplicità e nell’ordinario: «Gesù poteva scegliere modalità più eclatanti per venire al mondo, ma ha scelto di nascere in una mangiatoia, in una stalla, come un bambino. Questo ci insegna che Dio ci incontra non nei grandi eventi, ma nelle piccole cose, nella nostra vita di tutti i giorni. Anche i luoghi di lavoro, che a volte possono sembrare monotoni o poco entusiasmanti, sono spazi dove Dio si rivela e ci chiama».

Ricollegandosi alla lettura del giorno, ha quindi proseguito: «La Scrittura ci parla di annunciazioni che avvengono nella quotidianità, come l’annuncio a Maria. Dio colma i vuoti delle nostre vite, come ha colmato il dolore della sterilità in un tempo in cui questa era motivo di vergogna. Anche noi oggi dobbiamo chiederci: qual è il vuoto della nostra vita? Cosa Dio vuole dirci in questo Natale? Non è mai un caso che il Natale avvenga in un momento storico preciso: Dio entra nella nostra storia per trasformarla».

Infine, don Luca ha offerto una riflessione sul tema della speranza, richiamando il motto dell’anno giubilare, Pellegrini di speranza: «La speranza non è semplicemente un augurio che le cose andranno bene, come abbiamo ripetuto durante la pandemia. È molto di più: è una certezza che nasce dalla fede. Siamo chiamati a essere segni di speranza per gli altri, come la civetta che vede nel buio. Anche nei momenti di difficoltà e oscurità, il cristiano è colui che riesce a scorgere la strada, a intravedere la luce. La nostra speranza è Gesù Cristo, e in Lui possiamo trovare la forza di trasformare il nostro inverno nella primavera della fede».

 La giornata associativa si è conclusa con un pranzo conviviale, brindisi e scambi di auguri.