Sono oltre 14.300 i minori stranieri non accompagnati, giunti dall’inizio dell’anno via mare sulle nostre coste.
Arrivano dalla Guinea, dalla Costa d’Avorio, dalla Sierra Leone, ma anche dell’Egitto, dalla Tunisia e dai Paesi dell’Africa Sub-Sahariana con il loro bagaglio di fragilità, di paura e di fatica legate ad un percorso migratorio alle spalle e ad un avvenire ancora più incerto.
Appena sbarcati vengono collocati presso centri emergenziali, dove il tempo spesso appare sospeso, in attesa di un trasferimento i cui tempi sono incerti, e in cui le giornate sembrano trascorrere lente e inesorabili.
Si tratta di hotspot, hub e tensostrutture, destinati per lo più alle procedure di identificazione previste per legge, non sempre adeguati a rispondere ai bisogni delle persone più vulnerabili. Le migliaia di bambini e di ragazzi che transitano in questi luoghi, spesso vi rimangono per diverse settimane ben oltre i tempi previsti dalle norme in materia di accoglienza e protezione delle persone migranti che sbarcano nel nostro Paese, a causa della mancanza di posti nelle strutture di prima accoglienza, con il paradosso che proprio i minori non accompagnati, che dovrebbero essere tra i primi ad andare via, spesso sono quelli che rimangono più a lungo.
E’ per questa ragione che a partire dal mese di agosto il CSI Sicilia affianca Save the Children Italia nei luoghi di primissimo arrivo di Catania, Augusta – in provincia di Siracusa - Cifali e Pozzallo in provincia di Ragusa, per realizzare insieme attività di gioco, sport e movimento, incontro e partecipazione per i minori che si trovano in queste strutture con lo scopo di garantire maggiore supporto e assistenza a minorenni soli e nuclei con bambini a fronte di un aumento dei bisogni primari, sia emotivi che materiali e per garantire attività di carattere ludico-ricreativo, di ascolto attivo e di decompressione soprattutto nelle aree di primissima accoglienza dove minori e nuclei possono permanere in attesa di un collocamento definitivo.
Ogni settimana - previo raccordo con gli enti gestori – un’équipe qualificata di mediatori e di operatori realizza attività ludico ricreative ed educative, per gruppi che possano restituire un tempo di infanzia e adolescenza, restituire un tempo di qualità, fornire un contesto di gioco strutturato ed educante.
Racconta Daniela, operatrice del CSI di Ragusa: “Il primo giorno che siamo arrivati a Pozzallo mi è venuto incontro un ragazzo e con un sorriso che non dimenticherò mai mi ha detto: che bello che siete arrivati! Qui non abbiamo proprio un campo e in realtà neanche un pallone, ma tanta voglia di giocare…”
Un pomeriggio, durante un gioco di presentazione in cui ciascuno doveva parlare dei propri gusti e delle proprie attitudini, un ragazzo si è fatto avanti e ha cominciato a raccontare la sua storia. Il mediatore ha iniziato a tradurre a tutti il suo racconto ma ad un certo punto la narrazione si è interrotta bruscamente… il ragazzo ha chiesto di non tradurre i momenti più brutti, le violenze più atroci… voleva dar voce a quello che aveva vissuto tenendo per sé l’abisso più doloroso.
E’ in questi momenti e in queste occasioni, nonché nel lavoro di protezione quotidiano di Save the Children, che i ragazzi e le ragazze trovano ascolto, possibilità di espressione e comprensione, ma anche e soprattutto conforto e accoglienza. Ognuno dei momenti vissuti all’interno di questi centri di accoglienza è denso di vita e di quella speranza che, nonostante tutto, affiora proprio negli sguardi dei più giovani.
Serena, operatrice con alle spalle diverse esperienze con i minori migranti, ci racconta che tutte le volte, all’Hub di Catania, all’inizio è come un pugno allo stomaco: “Appena si iniziano le attività con i bambini e con i ragazzi, tutto a un tratto cambia: i loro sorrisi, le loro speranze, la loro ostinata voglia di vivere ti pervadono e non vi è alcun altro posto dove vorresti essere se non con loro”.
“Le attività più belle - dice Valentina, istruttrice sportiva - sono quelle in cui mettiamo la musica. Ognuno comincia a ballare esprimendo senso di libertà e di gioia e si condividono piccole coreografie di gruppo e movimenti ritmati che richiamano le tradizioni e le movenze dei Paesi di provenienza dei ragazzi. Il movimento diventa contagioso e si respira magia in quegli istanti”.
Edmea, referente del team di Catania, racconta: “Senza la formazione iniziale non ce l’avremmo fatta. Realizzare attività sportive ed educative nei luoghi di emergenza significa avere una ‘cassetta degli attrezzi’ sempre pronta rispetto a contesti che sono flessibili e diversi, adattando ogni attività, gioco e iniziativa alle condizioni del momento”.
Gli operatori del CSI Sicilia e il gruppo dei mediatori sono stati accompagnati nelle prime fasi del progetto da formatori di EDI Onlus specializzati negli interventi tempestivi di supporto psicosociale in situazioni di crisi che, assieme al team di Save the Children che affianca le équipes del CSI nelle attività, hanno creato un gruppo coeso, specializzato in diverse e specifiche modalità di intervento.
“Tutte le partite sono difficili – ha detto Francesco di Siracusa nel corso di uno degli incontri formativi – ma questo è un campo in cui non possiamo mancare e in cui dobbiamo dare come operatori ed educatori il meglio di noi, perché è in queste strutture che incontriamo chi ha più bisogno e perché è in questi luoghi che le parole gioco, diritto, incontro, si riempiono di senso”.
Riteniamo fondamentale che tutti i minori migranti che arrivano nel nostro Paese ricevano un’accoglienza adeguata e dedicata in linea con i loro con i loro bisogni e con quanto previsto dalla legge. Spesso purtroppo i centri in cui vengono accolti non sono idonei a questo fine e la promiscuità con gli adulti e/o il sovraffollamento dei centri stessi espongono minori già vulnerabili ad ulteriori rischi. Realizzare queste attività in tali luoghi complessi significa prima di tutto garantire loro spazi dedicati a misura di bambino/a e adolescente e riconoscere un’attenzione all’ascolto, alla protezione e allo sviluppo come ogni bambino/a in quanto tale dovrebbe sempre ricevere.