Il 7 maggio, presso la sala "Don Giorgio" dell’Oratorio San Giovanni Bosco di Cantù, si è svolto con grande successo l'incontro "La cultura della sportività in campo e in tribuna", nell'ambito del progetto "Odiare non è uno sport 2" finanziato dall'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e promosso dal Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo.
L'evento è stato organizzato da ASPEm in collaborazione con il Comitato CSI di Como e l'ASD San Michele – Cantù, raccogliendo un pubblico attento e partecipe.
L'incontro, che ha visto la partecipazione di 26 persone, tra allenatori, dirigenti di società e membri del Comitato, si è aperto con la presentazione del progetto e degli ospiti. Tra i relatori presenti si sono distinti Francesco Santorelli, giocatore di UnipolSai Briantea84, serie A di basket in carrozzina; Simone Rabuffetti, ufficio stampa di Briantea84; Alessandro Crisafulli, fondatore della Scuola Genitori Sportivi.
Il dibattito è stato moderato da Camilla Novara, responsabile progetti educativi di ASPEm.
I relatori hanno affrontato il concetto di cultura della sportività, mettendo in evidenza la sua importanza nella promozione di uno sport inclusivo e accessibile a tutti. Attraverso le testimonianze dirette degli ospiti di Briantea84, è stato mostrato come sia possibile realizzare questo obiettivo, evidenziando l'importanza delle relazioni non solo all'interno del gruppo, ma anche tra giocatori, allenatori e dirigenti, nonché con il pubblico e i tifosi.
Lo spirito di squadra è essenziale per far sì che ogni componente del gruppo si senta incluso e supportato ed è fondamentale che le stesse società sportive favoriscano la promozione di valori positivi nello sport. Alessandro Crisafulli, ponendo l’attenzione sul ruolo dei genitori fuori dal campo, ha sottolineato l’urgenza di formare anche le famiglie allo scopo di coinvolgerle positivamente e in modo consapevole.
È stato approfondito il ruolo del linguaggio nel veicolare valori positivi, con una riflessione sul suo impatto nei media e sui social network, evidenziando la necessità di promuovere un linguaggio rispettoso e inclusivo. Sui social infatti, non è raro leggere commenti d’odio nei confronti degli atleti e delle atlete in seguito ad una sconfitta o in altre circostanze.
A questo proposito si è evidenziata anche l’evoluzione linguistica nel giornalismo sportivo rispetto alla disabilità, che rappresenta una traccia di quella che è stata una rivoluzione culturale che ha interessato l’intera società.
L'incontro si è concluso con un invito a diffondere e promuovere una cultura della sportività, sia in campo che in tribuna, per costruire un ambiente sportivo più inclusivo e rispettoso per tutti gli atleti e le atlete.