Troppo spesso si usa, anche nel nostro ambiente, la parola “educazione” senza averne la dovuta consapevolezza. Perché dire “educazione” vuol dire aprire un capitolo ricco di aspetti tra loro diversi ma convergenti su un unico risultato: il miglioramento delle relazioni, cioè, in definitiva, un percorso di “umanizzazione” della società. Metto tra virgolette la parola “umanizzazione” perché l’ho mutuata, nella sua vastissima portata, dall’intervento di Papa Francesco al Congresso “La Chiesa nell’educazione: presenza e impegno”, concluso sabato scorso a Madrid. Non credo, visto quanto succede alle porte di casa nostra e in altri Paesi più lontani, che occorra ancora sottolineare quanto bisogno ci sia di umanizzazione nella nostra povera, sconvolta società. È più utile richiamare e rilanciare qui l’appello di Papa Francesco, che è come sempre illuminante, quando parla di educazione come lavoro corale, che richiede sempre collaborazione e attività di rete. E ancora: «L’educazione è prima di tutto un atto di speranza in chi abbiamo di fronte, nell’orizzonte della sua vita, delle sue possibilità di cambiare e di contribuire al rinnovamento della società ». I messaggi di un Pontefice non sono mai banali, ma specie stavolta sento l’importanza di far nostro l’orizzonte di chi paternamente ci richiama e ci invita ad essere squadra nell’educare, per una cultura dell’incontro. Mai come in un questo periodo credo sia indispensabile trovare le sinergie all’interno della struttura associativa per fare alleanza gli uni con gli altri, consapevoli che nessuno può andare da solo. Riflettiamo e facciamo nostre queste raccomandazioni, a maggior ragione in una fase di rinnovamento molto importante, direi addirittura decisiva. Non pensiamo solamente alle Assemblee elettive, ma regaliamoci un momento di riflessione rispetto ai bisogni più profondi di chi ci è stato affidato. La nostra Associazione, come il mondo in cui viviamo, ha un grande bisogno di educatori, e il CSI è un grande albero dai molti frutti. Oggi spesso ci sentiamo stanchi, sfiduciati e poco apprezzati. Eppure siamo indispensabili. Teniamolo presente: gli educatori nello sport, le persone che si occupano dei ragazzi nello sport, volendo sinceramente il loro bene, sono uno strumento della Provvidenza.
Essere squadra nell’educare, per una cultura dell’incontro
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