Come ogni riforma, anche quella del lavoro nello sport offre spunti di analisi su molti aspetti da affrontare con i tempi e i modi necessari per valorizzarne quelli positivi e contenere i più negativi. Va considerata importante la centralità del diritto dei bambini di vivere un’esperienza piacevole, gratificante, in linea con i propri talenti. Il minore, insomma, è il soggetto centrale, attorno al quale costruire il progetto di attività sportiva. Per il CSI, questa non è certo una novità, ma ci sono aspetti che impongono comunque una riflessione. Il primo è quello dei vincoli di tesseramento che un tempo erano molto pesanti e che oggi sono stati annullati nei loro effetti più deleteri, restituendo a ragazze e ragazzi, e alle loro famiglie, il diritto di decidere del proprio presente e del proprio futuro. Un altro aspetto è evitare che i talenti di bambini e ragazzi finiscano per diventare una sorta di “carcere dorato”, in cui sono banditi gioco, divertimento e svago, per far spazio alla prestazione, alla ricerca della specializzazione anche a costo di grandi sacrifici. A quell’età lo sport deve rimanere divertimento e gioia. È giusto che la legge cerchi di tutelare, concretamente e non solo a parole, il diritto alla felicità dei bambini in qualsiasi esperienza sportiva. Enunciati apparentemente ovvi e scontati, ma attenzione! È avvenuto (e avviene ancora) che sulle capacità e sulle potenzialità del giovanissimo sportivo si innestino valutazioni e aspettative, sportive ed economiche, che snaturano il vero senso dello sport giovanile. Il bambino va soprattutto rispettato. Non dobbiamo vedere l’obbligo di produzione del certificato penale per gli istruttori, inquadrati come lavoratori, come un elemento repressivo, ma al contrario come uno strumento capace di costruire, nello sport, luoghi veramente sereni, formativi, educativi. Recentemente, ho partecipato ad un webinar su questi temi, con un’altissima presenza di dirigenti. Segno che tali materie preoccupano, ma anche che nel CSI c’è voglia di fare bene, di provare a soddisfare ogni norma. Per farlo, proseguiremo a collaborare con organizzazioni – come Save The Children, da anni nostra compagna di squadra – e con Università italiane e straniere, avvalendoci delle loro consulenze e competenze. Per il CSI, la tutela dei minorenni, che desiderano vivere l’esperienza sportiva, è una scelta, ma soprattutto il cuore della propria missione: educare attraverso lo sport.
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