Grazie al progetto “Non fermateci”, finanziato da Sport e Salute S.p.A. e dal Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il CSI, insieme all’US ACLI, ha analizzato il fenomeno del drop out giovanile, ossia l’abbandono dell’attività sportiva da parte dei giovani. Nelle scuole primarie e secondarie di primo grado sono state realizzate indagini qualitative e quantitative per gli studenti, tramite questionari per indagare le dinamiche e le motivazioni che spingono all’abbandono dell’attività sportiva.
La prima analisi è relativa al tempo necessario per recarsi a scuola. Nel campione analizzato (7.274 ragazze e ragazzi dagli 8 ai 13 anni), l’85% dei ragazzi sembra avere un percorso breve, di massimo 15 minuti; tuttavia, più della metà degli studenti viene accompagnata in auto.
La maggioranza dei rispondenti, ossia tre su quattro, è impegnata nell’attività sportiva. Il restante 25% ha invece dichiarato di non praticare alcuna disciplina sportiva: tra questi, il 14% non l’ha mai praticata, mentre l’11% ha smesso di praticarla per cause diverse. In generale, è evidente un calo dei partecipanti durante il percorso di crescita.
La prima motivazione che spinge alla pratica sportiva è sempre legata al piacere di praticare sport. A seguire, il mantenersi in forma e lo stare con i propri amici. Esplorando ulteriormente gli aspetti relativi alla scelta di fare o non fare sport, emerge come l’ambiente famigliare e l’influenza dei genitori determinino le scelte legate all’attività fisica nei giovani. Nel complesso, infatti, la famiglia sembra essere un elemento cardine nella scelta della pratica sportiva.
I rispondenti praticano attività sportiva con diverse tipologie di compagni:
- oltre la metà delle persone pratica sport all’interno di squadre organizzate o con compagni di squadra
- oltre il 25% pratica sport con gli amici in team sportivi liberi e non strutturati
- meno del 15% preferisce praticare da solo
- circa l’8% pratica sport insieme alla famiglia
- quasi il 5% si unisce a gruppi di persone che si aggregano saltuariamente (ad esempio corsi liberi in palestra)
La maggioranza degli intervistati ritiene fondamentale avere spazi per l’attività motoria vicino al proprio luogo di studio o abitazione – aspetto che potrebbe essere considerato nelle politiche di urbanistica e nella progettazione di nuove aree – e disporre di maggiori aree attrezzate per lo sport diffuso.
L’abbandono delle attività sportive può essere attribuito a diversi fattori, tra cui l’eccessivo impegno richiesto, la mancanza di coinvolgimento da parte dell’allenatore o dei compagni di squadra, gli orari incompatibili con altri impegni quotidiani o per questioni finanziarie. Anche motivi medici e scarso interesse contribuiscono, però, a questo fenomeno. I costi elevati rappresentano una causa di abbandono della pratica per oltre il 10% dei giovani, ma, nonostante questo, ben il 15% non inizia per la stessa ragione.
Le risposte dei ragazzi e delle ragazze forniscono un quadro generale delle preferenze e dei desideri su varie aree di intervento. Risulta fondamentale intervenire, tramite iniziative pubbliche e private, nelle politiche urbanistiche, nello sviluppo dei programmi sportivi e nelle misure di sostegno alla pratica sportiva.
Tra le principali richieste emerse vi sono: l'incremento delle proposte di attività sportive durante il fine settimana, un maggiore senso di sicurezza negli spazi sportivi anche durante gli orari serali, la presenza di spazi per l'attività motoria in prossimità di abitazioni o luoghi di studio, la flessibilità degli orari delle strutture sportive, costi più accessibili, interesse per app con guide virtuali, miglioramento della qualità e della manutenzione degli impianti sportivi, nonché l'implementazione di servizi accessori nelle aree sportive.
La ricerca sottolinea, inoltre, l'importanza cruciale della formazione dei tecnici, dell'opera educativa e delle relazioni instaurate dagli allenatori con i giovani come elemento chiave per il successo e la continuità della pratica sportiva.
Per la ricerca si ringrazia l’Università degli studi di Bergamo e l’Università degli studi di Cassino e del Lazio meridionale, UniAstiss, masterSport Institute ed SG Plus.