La fatica del mettersi costantemente in viaggio per poter partecipare alle Assemblee elettive – attraverso le quali, su tutto il territorio nazionale, il Centro Sportivo Italiano sta rinnovando la propria struttura dirigenziale –, oltre ad un dovere da espletare, è per me anche una importante occasione di incontro, di riflessione, di scambio di opinioni che divengono, giorno dopo giorno, un vero e prezioso bagaglio umano, associativo e culturale. Dialogare, confrontarsi e stare con gli altri arricchisce, apre una visione dell’Associazione e del mondo in cui il CSI opera che, altrimenti, non sarebbe possibile.
Tra i vari temi, ve n’è uno che mi ha visto coinvolto con particolare intensità e cioè quello relativo alla natura del CSI: siamo e saremo un’Associazione, oppure sarà più utile per noi trasformarsi in una sorta di Società di servizi, o come una grande impresa? Non è una domanda banale. Ragioniamo ad esempio anche solo sulla possibile gestione diretta degli impianti sportivi: è evidente che occorre una strutturazione imprenditoriale, con persone competenti e stipendiate, che svolgono le mansioni necessarie ad un’attività complessa in una società molto articolata, nel rispetto di norme che giorno dopo giorno sono in continua evoluzione. Questo, però, non vuol dire snaturare l’anima del CSI.
Il prossimo futuro dovrà necessariamente trattare quello che viene percepito come il dualismo volontariato/professionalità, trasformandolo in un’opportunità per trovare nuovi equilibri, modificando, con buon senso, misura e flessibilità, i modelli organizzativi dell’intera Associazione. I volontari sono la colonna portante della nostra Associazione; così è stato all’origine, così è ora e così sarà in futuro. A loro spetta il compito di rappresentare, sempre più e sempre meglio, le istanze delle associazioni sportive, impegnandosi nei diversi Consigli ad ogni livello. Democraticamente eletti nei diversi ruoli dirigenziali, la loro gratuità al servizio del progetto sportivo CSI dovrà trovare consolidamento in una struttura organizzativa capace di accoglierne bisogni, attese, speranze. Più volontariato, più professionalità: è questa la prospettiva per tutelare il CSI, confermandone nel tempo la sua forza etica, morale e culturale.