Con piacere constato che è in corso un dibattito sul tema dell’inquadramento giuslavoristico di arbitri e giudici di gara, cui il CSI sta contribuendo, con indicazioni chiare e decise, poiché preoccupato dall’effetto che le norme possono provocare. Quindi, con sincerità, nel rispetto dei ruoli e con l’obiettivo di salvare o perfino potenziare (ormai lo prevede anche la Costituzione) la diffusione dell’attività sportiva in tutte le sue forme, ci inseriamo in questo confronto. Perché siamo così concentrati, per ora, su arbitri e giudici di gara? Perché ci troviamo di fronte a “lavoratori” sportivi che risultano in carico all’Organismo sportivo. Ad oggi è previsto che, per i direttori di gara, le comunicazioni ai Centri per l’impiego siano effettuate per un ciclo integrato di prestazioni non superiori a 30, in un arco temporale non superiore a tre mesi e comunicate entro il trentesimo giorno successivo alla scadenza del trimestre. Inoltre, entro dieci giorni dalle singole manifestazioni, gli organismi sportivi competenti devono provvedere, anche per conto delle proprie affiliate, alla comunicazione all’interno del RAS, dei soggetti convocati e dei relativi compensi agli stessi riconosciuti. Sono inoltre previste specifiche disposizioni circa le modalità di iscrizione nel Libro unico del lavoro che può avvenire in un’unica soluzione, anche dovuta alla scadenza del rapporto di lavoro, fermo restando che i compensi dovuti possono essere erogati anche anticipatamente. È fin troppo evidente che questo sistema è complicato, difficile anche da leggere.
Ma attenzione! Stiamo intervenendo in un settore importantissimo per la promozione sportiva di base, dove il servizio e la vocazione del direttore di gara, specie in alcune discipline, rappresentano la principale motivazione di persone che garantiscono la regolarità delle gare che animano i quartieri, i piccoli paesi, le periferie, le parrocchie e gli oratori... Solo il CSI conta circa 15mila arbitri e giudici di gara in oltre 100 discipline sportive diverse, i quali garantiscono non meno di 30mila competizioni settimanali. È assolutamente inimmaginabile, a meno che non sia a fronte di un investimento in risorse umane insostenibile per un Ente di Promozione Sportiva – una gestione di questo enorme sistema con le nuove regole definite. Esistono anche altre problematiche, di natura economica e fiscale, ma qui sottolineo solo che il CSI non si limita a critiche costruttive, ma ha inoltrato per tempo, agli organismi competenti, le proprie proposte. Il clima sembra buono, di dialogo. Abbiamo fiducia e aspettiamo di essere nuovamente interpellati.