L’assoluto impegno a non lasciare nessuno indietro

Condividi:
L’assoluto impegno a non lasciare nessuno indietro

Quanto avevo già evidenziato sui Campionati Nazionali, riguardo alla grande domanda di partecipazione, si sta ripetendo con le finali della corsa campestre, dove arrivano continue richieste, nonostante da giorni siano completate le iscrizioni. Ciò considerato, faccio due diverse riflessioni. La prima, più positiva, riguarda la voglia di fare sport con il CSI che è come una eruzione vulcanica che stenta ad esaurirsi. È un segnale particolarmente importante, sul quale costruire delle proposte per il presente e per il futuro, affinché questo patrimonio di entusiasmo e di ritrovata fiducia non vada disperso. L’altra riflessione riguarda la necessità, ormai indifferibile, di gestire l’organizzazione delle manifestazioni con il primo criterio del CSI, l’inclusione, pur applicando i regolamenti che ci siamo dati. Mi conforta in questa convinzione la rilettura del nostro cammino di quasi 80 anni come promotori di attività sportiva in una società italiana in fortissimo cambiamento socio-culturale. Ogni volta che, per passione e per missione, rileggo pagine della nostra storia, trovo la conferma di alcuni valori assoluti e immutabili: lo sport per tutti, l’ inclusività e l’impegno a non lasciare indietro nessuno. È possibile mantenere fede a questi valori riuscendo a rispettare, al contempo, le esigenze organizzative cui dobbiamo attenerci? La risposta è: sì. Perché possiamo fare tutto con il massimo buonsenso e con quell’elasticità che è capacità di ascolto e non sciatteria. Chi rispetta le regole va a sua volta rispettato. Però chi sta fuori e chiede accoglienza deve anzitutto essere ascoltato; poiché magari è possibile lo si possa accettare senza alcun danno. Generando una potenzialità aggiuntiva, di relazioni, di possibili amicizie. Più in generale, è il discorso delle regole statali, regionali e comunali alle quali le società sportive del CSI devono attenersi per rimanere nell’alveo di quell’articolato progetto statale quale è il Terzo Settore. Con preoccupazione sto verificando che a volte le norme e le leggi sono pensate per fare ordine e in realtà finiscono per scoraggiare i dirigenti delle nostre società sportive, soprattutto le più piccole. Così però non va affatto bene e bisognerà rifletterci sopra adattandosi al cambiamento, senza dare nulla per scontato.