Ci sono emergenze sociali, anche gravi, che, nella situazione attuale, sembrano sbiadire. Il fatto che non siano oggetto di attenzione della grande comunicazione non significa però che siano risolte. Sono scomparse dalle cronache, perché da tempo gran parte dello spazio è dedicato alla drammatica situazione mondiale segnata da guerre, distruzione, disperazione. A chi, come il CSI, si occupa delle situazioni territoriali più minute, non è invece sfuggito, forte più che mai, il problema della devianza/disagio giovanile. Di esempi a decine: dal bullismo alle bande che cercano di imporsi nelle città e nei paesi, alla difficoltà di relazionarsi con le generazioni più giovani, portate all’isolamento dall’essere comunità virtuale, cioè irreale, filtrata dagli schermi dei cellulari e dei pc.
Mi ha colpito recentemente l’appello d’un oratorio di un Comune del Nord, che ha chiuso perché impossibilitato a reggere l’arrogante maleducazione di alcuni ragazzi chiaramente poco inclini al rispetto altrui. E dunque poco aiutati. Nell’appello dei responsabili dell’oratorio c’era una parola che mi ha colpito e fatto pensare: «Aiutateci!». Ma a chi è rivolto tale appello? Non certo solo alle famiglie, non solo alle istituzioni, non solo alle associazioni di volontari impegnati nel sociale. Penso sia rivolto anche a chi, come noi, propone dell’attività sportiva per fare sì che i ragazzi si incontrino, stiano insieme, giochino e possano “mordere la vita” in modo gioioso, senza dover cercare emozioni nella trasgressione o peggio nella violenza.
Sono convinto che lo sport possa dare un grande aiuto in ambito educativo, come lo erano anche i padri fondatori del CSI, esattamente 80 anni fa. Ciò non vuol dire che in 80 anni non sia cambiato nulla. Viceversa, il ruolo fondamentale dello sport e quindi delle società sportive è la conferma di un valore che è “per sempre”. Su questo “per sempre” i dirigenti del CSI, nel corso degli anni, hanno saputo aggiornarsi, proponendo attività capaci di attirare attenzione e partecipazione da molti giovani come dagli adulti. Nel confermare con forza i nostri valori, e quindi d’essere disposti a migliorare il mondo sofferente in cui viviamo, dobbiamo essere capaci di leggere i bisogni, anche quelli non evidentemente espressi, e proporre il rinnovamento delle nostre attività.