Ho ricevuto molti commenti, alcuni positivi, altri meno, sulle analisi proposte in queste colonne nelle scorse settimane, rispetto alla “emergenza giovanile”. Purtroppo, i fatti più recenti mi hanno dato ragione, aumentando inevitabilmente l’allarme sociale. Conoscere l’esistenza di un problema, però, è comunque il modo migliore per cercarne le soluzioni. Cosa sta succedendo? Difficile sintetizzare, ma possiamo azzardare che ciò sia un effetto, specie sui più fragili, del percepirsi estranei a questo mondo, e non ricevere attenzioni dagli adulti. Se poi ci aggiungiamo la capacità e il pericolo dell’iperconnessione, ecco chiaro che occorre lavorare seriamente per aiutare i giovani più esposti a non cadere nella spirale di quella indifferenza generata dalla distanza nelle relazioni, che talvolta provoca rabbia e genera violenza. Una percezione spesso errata, che però non modifica la sostanza del problema. Dobbiamo farcene carico, far sentire il nostro interesse, il nostro amore per loro, l’impegno a renderli protagonisti consapevoli del loro presente e futuro. Che è poi il futuro di tutta la società. Ma evitiamo troppo pessimismo, perché ci sono luci che brillano nel cielo della nostra società civile, grazie anche al CSI. Se guardiamo ai numeri, nonostante le tante difficoltà delle società sportive, siamo l’Associazione che ha sempre avuto e ha ancora il primato nella proposta sportiva rivolta ai minori. Cito due soli esempi: i progetti Y& S Cup e Sport in rete, finanziati da Sport e Salute, ci consentono di proseguire il lavoro svolto da 80 anni, portandoci ovunque, anche nelle periferie più sperdute, per offrire opportunità di una pratica sportiva intesa come positiva e autentica esperienza umana. Nulla nasce dal nulla e, se ciò è possibile, lo dobbiamo principalmente alla miriade di dirigenti di società sportive, allenatori, arbitri e tanti altri ruoli: persone significative, in campo per offrire occasioni di vita relazionale a ragazze e ragazzi, a giovani e non più giovani. Queste figure sono la nostra diga al disagio giovanile, sono una vera comunità educante diffusa. Faccio infine un breve accenno anche alle importanti attività gratuite assicurate dai giovani nelle Associazioni di volontariato, ma per ora mi fermo qui.
Dirigenti di società: la prima diga al disagio giovanile
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