Conversione, formazione e prevenzione: queste le azioni auspicate da Papa Francesco per chiunque rivesta responsabilità educative e operi in ambienti con minori per “sradicare la cultura di morte di cui è portatrice ogni forma di abuso, sessuale, di coscienza, di potere”.
Dal Santo Padre parole decisive nel messaggio ai partecipanti al Convegno “Accogliere ed educare in ambienti sicuri. Promuovere child safeguarding al tempo del Covid-19 e oltre”, che si svolge oggi 4 novembre a Roma, presso la Sala San Pio X.
Il convegno, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con l’Azione Cattolica Italiana e il Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con il Centro per la Vittimologia e la Sicurezza dell’Università di Bologna, si inserisce nell’ambito del progetto SAFE, co-finanziato dall’Unione Europea.
Di seguito, pubblichiamo il messaggio completo.
Cari fratelli e sorelle!
Rivolgo il mio saluto a tutti voi che partecipate – in presenza e da remoto – al Convegno “Promuovere child safeguarding al tempo del Covid-19 e oltre”, organizzato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII con l’Azione Cattolica Italiana e il Centro Sportivo Italiano, in collaborazione con il Centro per la Vittimologia e la Sicurezza dell’Università di Bologna. Saluto con riconoscenza i Rappresentanti del Parlamento Europeo e di quello Italiano e di altre Istituzioni, in particolare della Polizia Postale. Come ebbi a dire nella Lettera al Popolo di Dio (20 agosto 2018), «guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi». Vi trovate oggi a riflettere insieme e a raccogliere i frutti di due anni di ascolto, ricerca e formazione. Questo lavoro è partito “dal basso”, come espressione della partecipazione attiva del popolo di Dio al cammino di conversione personale e comunitaria. Un cammino che come Chiesa siamo chiamati a compiere tutti insieme, sollecitati dal dolore e dalla vergogna per non essere stati sempre buoni custodi proteggendo i minori che ci venivano affidati nelle nostre attività educative e sociali.
Questo processo di conversione richiede con urgenza una rinnovata formazione di tutti coloro che rivestono responsabilità educative e operano in ambienti con minori, nella Chiesa, nella società, nella famiglia. Solo così, con un’azione sistematica di alleanza preventiva, sarà possibile sradicare la cultura di morte di cui è portatrice ogni forma di abuso, sessuale, di coscienza, di potere.
Se l’abuso è un atto di tradimento della fiducia, che condanna a morte chi lo subisce e genera crepe profonde nel contesto in cui avviene, la prevenzione dev’essere un percorso permanente di promozione di una sempre rinnovata e certa affidabilità verso la vita e il futuro, su cui i minori devono poter contare. E questo noi, come adulti, siamo chiamati a garantire loro, riscoprendo la vocazione di “artigiani dell’educare” e sforzandoci di esservi fedeli. Ciò significa
favorire l’espressione dei talenti di coloro che accompagniamo; rispettarne i tempi, la libertà e la dignità; contrastare con ogni mezzo le tentazioni del sedurre e dell’indurre, che solo in apparenza possono facilitare le relazioni con le giovani generazioni.
Guardo con fiducia e speranza, in particolare, ai molti giovani che si sono formati in questo vostro Progetto. Sono specialmente loro che ci chiedono un passo deciso di rinnovamento di fronte alle ferite degli abusi riscontrate nei loro coetanei. Mi viene in mente l’espressione di San Paolo VI: “giovani apostoli dei giovani” (cfr Esort. ap. Evangelii nuntiandi, 72), e penso che possa trovare attuazione anche in questo senso, come vicinanza fraterna e solidale. Il contributo dei giovani, poi, sarà prezioso nel riconoscere le situazioni a rischio e nel richiamare con coraggio tutta la comunità alla sua responsabilità nella salvaguardia dei minori, a rivedere il modo di relazionarsi con le giovani generazioni, perché si torni ad assicurare loro la bellezza di incontrarsi, dialogare, giocare e sognare.
Agli adulti che hanno condiviso questo percorso con i giovani auguro di continuare a essere credibili, vale a dire responsabili nella cura e coerenti nella testimonianza. Possano essere promotori e custodi di una rinnovata alleanza educativa tra le generazioni e tra i diversi contesti di crescita dei minori, capaci di stimolare tra loro una connessione generativa e tutelante, soprattutto in questo tempo complesso di pandemia.
Come associazioni laicali, infine, vi esorto a perseverare in questa azione di formazione alla corresponsabilità, al dialogo e alla trasparenza. La tutela dei minori sia sempre più concretamente una priorità ordinaria nell’azione educativa della Chiesa; sia promozione di un servizio aperto, affidabile e autorevole, in contrasto fermo ad ogni forma di dominio, di sfregio dell’intimità e di silenzio complice.
Cari fratelli e sorelle, vi auguro un fruttuoso convegno, che sia base solida per proseguire insieme il servizio ai bambini e ai ragazzi, alle famiglie e all’intera comunità ecclesiale e civile. Vi assicuro la mia preghiera e di cuore vi benedico.
Roma, San Giovanni in Laterano, 21 ottobre 2021
FRANCESCO